Tyler e Matt investono Elena e Caroline

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RpTvd Admin
CAT_IMG Posted on 1/6/2013, 19:58




Tyler *Quel giorno l'allenamento sembrava durare più del previsto. Sollevai lo sguardo al cielo: stava diventando via via più scuro. Grandi nubi cariche di pioggia si stavano avvicinando a velocità costante. Speravo vivamente di non trovarmi ancora lì quando sarebbe iniziato il diluvio.
Stavo riposando un attimo: avevo appena finito una serie di tiri liberi e di placcaggi ed ero particolarmente stanco. Non so il perchè, ma quel giorno la mia mente vagava. Di solito durante gli allenamenti ero sempre concentratissimo. Ho sempre considerato il football la cosa più importante, dopo gli amici e la famiglia ovviamente, eppure qualcosa quel giorno riusciva a tenere la mia mente occupata.
Cercai di capire che cosa fosse ma prima che potessi rendermene conto arrivò il coach. Mi disse che quel giorno ero particolarmente strano e la cosa lo meravigliò. Era abituato ad un Tyler diverso, più dinamico, reattivo, partecipe. Oggi invece ero come una macchina che eseguiva gli esercizi e basta. Nient'altro.
L'allenatore mi chiese se andasse tutto bene e abbozzò un sorriso, dicendo che se avessi avuto bisogno di parlare lui era disponibile. Lo fissai sbalordito e accennai un "sisi, certo, sarà il primo a venirlo a sapere" prima di allontanarmi.
Cercai con lo sguardo Matt e gli andai incontro. Le prime goccie di pioggia iniziarono a scendere mentre percorrevo quasi tutto il campo per raggiungere il mio amico.*

Non vedo l'ora di andarmene, il coach oggi è particolarmente strano

*Dissi girandomi per controllare che l'allenatore non fosse proprio lì in quel momento ad origliare.*

Oggi non è giornata comunque, non ci sono molto con la testa.

*Dissi senza pensare, anche se ero sicuro che Matt si fosse già accorto del mio comportamento.*

E spero anche che si muova il mister a mandarci in spogliatoio, tra un po' qua viene giù il finimondo

*Dissi prima che Matt potesse dire qualcosa riguardo il mio comportamento. Sapevo che stavo solo ritardando l'inevitabile, ne avremmo parlato dopo sicuramente. Sotto la doccia, in macchina, il tempo c'era, purtroppo. Non che mi desse fastidio parlare con lui, no, solo che, inconsciamente, sapevo il motivo del mio comportamento e preferivo evitare quel genere di argomento..*

Matt *Miseriaccia* pensai. Giorno come tanti, allenamento come al solito. Oggi però c'era qualcosa di diverso. Partendo dal fatto che il cielo era coperto di nubi scure e minacciose, che annunciavano una amabile doccia, c'era qualcosa che non andava. Alcune volte avevo questa sensazione. Come se la normalità di quella cittadina stesse per finire.
*Donovan! Sbrigati a passare quella palla!* il mister era particolarmente isterico oggi... Feci una corsa, ed eseguii il passaggio al meglio che potessi fare. *Bene Donovan! Vai in fondo con gli altri!!* sorrisi da sotto l'elmetto protettivo. Stavo cercando di fare bella figura, da poter così assicurarmi la borsa di studio per il Football al College.
Plick. Alzai lo sguardo al cielo. Sembrava sera invece che pomeriggio. Dalle nuvole basse e nere iniziarono a scendere delle goccie di pioggia.
*Cavolo* borbottai. Odiavo fare allenamento sotto la pioggia.
Mi sedetti sul prato, facendo qualche allungamento, ma alla fine rinuciai e rimasi seduto, appogiato tranquillamente sui gomiti. Vidi il Coach andare verso le panchine, dove c'era Tyler. Parlarono un po', ma vidi il mio amico alzarsi poco dopo e cercare qualcosa, o qualcuno, con lo sguardo. Poi vide me e mi venne incontro. Si sedette accanto a me e borbottò qualcosa riguardo al Mister e alle sue stranezze. Poi azzardò ad accennare che c'era qualcosa che lo turbava, ma l'avevo già notato. Era distratto, non sembrava molto in sè. Di solito era il più concentrato della squadra. Oggi sembrava...perso.
*Amico, in macchina ne parliamo se vuoi...* gli dissi. Sapeva che non sarebbe scampato alla mia innata tendenza a fare lo psicologo a tutti.
*Ragazzi, ultimo giro di corsa e poi sotto le doccie!* urlò il coach. Io e Tyler rimanemmo seduti, prendendocela con comodo. Gli altri della squadra iniziarono a fare una piccola corsetta, andando pianissimo. A quella velocità ci avremmo messo 10 minuti per fare tutto il campo. *SE NON VI MUOVETE NE FATE 10 TUTTI SOTTO LA PIOGGIA!!!* gridò scocciato l'allenatore. Subito tutti iniziarono a correre più velocemente. Con un sospiro, io e Tyler ci alzammo per ultimare l'allenamento.
Finalemente il coach ci lasciò andare alle doccie. Mentre camminavamo iniziò a piovere più forte e un tuono rimbombò da lontano.
*Che tempo da schifo.* sostenni mentre entravamo negli spoglaitoi. Ci dirigemmo verso le doccie dove l'acqua calda mi ridiede forza. *Tyler ma che hai?*
Per tutto quel tempo Tyler non aveva aperto bocca. Continuava ad avere quello sguardo perso, come se nella sua testa infuriasse una tempesta di pensieri. Lui si voltò e mi guardò. Poi scosse la testa.

Tyler *Rimasi lì seduto con Matt per un tempo imprecisato. Non mi interessava neanche più l'allenamento e nemmeno che, da lì a poco, sarebbe venuto giù il finimondo. Solo l'urlo secco del coach riuscii a farmi ritornare nel mondo reale. Voleva che facessimo gli ultimi giri di corsa. Dio quanto avevo voglia di lanciargli dietro l'elmetto, non lo sopportavo più quel giorno.
Sentendo le prime gocce di pioggia, mi decisi ad alzarmi da terra e, una volta fatto alzare anche Matt, ci mettemmo a correre insieme al resto della squadra, anche loro seccati dai modi del mister. Dovevamo esserci abituati ormai, ma certe cose non cambiano mai.
Una volta ultimati gli ultimi giri intorno al campo, ci dirigemmo a passo spedito negli spogliatoi. Un lampo aveva squarciato il cielo e, pochi attimi dopo, un tuono riecheggiò talmente forte da farmi sussultare. Non volendo bagnarmi prima del dovuto, coprii l'ultimo tratto che mi separava dagli spogliatoi correndo, finchè non mi ritrovai con Matt e gli altri al chiuso, al riparo da quel diluvio.
Mi sfilai di dosso la tuta e le protezioni, presi l'asciugamano e andai nelle docce. Fino a quel momento Matt aveva provato ad intraprendere una conversazione con me, ma non ero in vena di parlare quel giorno. Mille pensieri mi attraversavano la mente, a malapena sentivo quello che diceva il mio amico. Sentivo, ma era come se fossi scollegato dal mondo.
Mi misi sotto l'acqua calda, era proprio quello che ci voleva dopo tutto quel freddo che avevamo preso fuori. Chiusi gli occhi e rivolsi il viso contro il getto, come se bastasse quello a mandar via tutte i miei dubbi e le mie incertezze. Di tanto in tanto passavo distrattamente le mani tra i capelli, senza accorgermi del tempo che passava.
Ritornai nel mondo reale solo quando Matt mi chiamò con un tono un po' più alto di quello che aveva usato fino a quel momento. Probabilmente mi stava parlando da tutto il tempo ma solo ora lo stavo realmente ascoltando. Mi chiese cosa avessi, ma non gli risposi e mi limitai a scuotere la testa. Quella risposta non gli andò a genio evidentemente, visto il fatto che continuava a fissarmi dritto negli occhi, nella speranza forse che gli dicessi qualcosa di più*

Davvero amico, non è niente. Sono solo un po' confuso.. Ho la testa altrove in questo momento.

*"Come se non si fosse capito, furbo" pensai una volta finita di dire quella frase. Stavo evitando di parlare dell'argomento, eppure non c'era niente di male a confidarmi. Non sapevo che cosa mi bloccasse, ma era qualcosa più forte di me. Forse la paura di risultare "debole" agli occhi del mio amico. Come se fosse una debolezza invaghirsi di una ragazza.. Eppure lei non era una semplice ragazza. Lei era... Non ero in grado di spiegarlo, e la cosa mi preoccupava*

Matt *Avevo parlato per mezz'ora al vento, dato che Tyler non mi stava ascoltando. Anche dopo averlo richiamato a voce alta, lui mi guardava come se fosse spento, perso, in un altro mondo. *Cosa diavolo ha?* pensai. Alla fine rinunciai a parlargli e avrei rimandato a dopo, quando mi avrebbe dato un passaggio a casa. Sapevo che Tyler non sopportava la gente insistente, e se qualcuno iniziava a rompergli, lui si chiudeva ancora di più in sè stesso.
L'acqua calda mi ridiede le forze e dopo un po' decisi che avevo sprecato abbastanza acqua dell'acquedotto della città. Chiusi il getto d'acqua e mi coprii le parti basse con l'asciugamano, camminando velocemente verso gli armadietti. Mi diressi verso il mio e lo aprii, cercando un altro asciugamano. Mentre cercavo, mi cadde l'occhio sulla foto di Bonnie attaccata nell'interno dello sportelletto. Rimasi a guardarla. Quanto mi mancava. Non la vedevo da giorni. Era molto occupata con gli studi, voleva a tutti i costi una borsa di studio sulla storia e la mitologia. Lavorava su una tesi infinita e ci vedevamo poco. Sapevo che anche lei avrebbe voluto vedermi, almeno lo speravo, ma di certo anche io non ero messo bene: scuola, allenamento, lavoro, mettere a posto qualche mobile rotto in casa, scuola allenamento, lavoro, aggiustare la macchina. Stessa routine da più di una settimana.
Sospirai guardando la foto, il dolce sorriso di Bonnie mi fece sorridere anche a me. Chiusi l'armadietto. Tyler era uscito dalla doccia.
Un tuono.
*Diavolo amico, là fuori diluvia. Facciamo con calma, magari col tempo il temporale passa no?* dissi guardando fuori dalla finestra. Non mi giunse risposta. *Tyler? Tyler!* mi sedetti accanto a lui. Lo presi per una spalla e lo scossi un po'. *Tyler, miseriaccia! Mi sto preoccupando seriamente! Mi dici cos'hai?? E non mi dire "niente" perchè non è vero.*
Rimasi lì a guardarlo mentre si asciugava lentamente i capelli, strofinandoli con un panno. Alla fine però si decise a parlare.
Io rimasi ad ascoltare.
Dopo un po' capii che la cosa si sarebbe prolungata e gli dissi di vestirsi e di continuare il discorso in auto. Volevo aiutarlo, non volevo lasciare il mio migliore amico in quello stato catatonico per tutto il giorno.

Tyler *Mi infilai velocemente nella doccia, dalla mia bocca non uscì una parola, ma nella mia mente pensavo e ripensavo alle stesse cose che mi sembravano talmente assurde da chiedermi se non fossi diventato matto.
Era assurdo, eppure tutto lo faceva sembrare vero.
Uscii e tornai nello spogliatoio, dove mi aspettava un Matt parecchio irritato. Ero stato strano tutto il giorno, non era da me stare il silenzio, né affrontare gli allenamenti con tanta superficialità, ma con questi pensieri per la testa non riuscivo a concentrarmi su nulla.*

Niente, è che ho dei pensieri per la testa. Non riesco a concentrarmi su niente e credo sarà così finché non capirò.

*Scrollai le spalle. Sapevo che non aveva capito, ma avevo preferito restare sul vago, un po' perché non sapevo se valeva la pena di parlargli dei miei sospetti, un po' perché lo spogliatoio era pieno di ragazzi.*

Dai, su. Muoviti, altrimenti perdi il passaggio.

*Dissi bloccando le sue parole. Avevo ormai finito di vestirmi, quindi infilai l'asciugamano e la divisa nella mia borsa.
Matt, per fortuna, era un tipo sveglio. In pochi minuti fu pronto e mi seguì verso l'auto, in silenzio. Aprii la portiera e scivolai nella mia auto. Probabilmente non c'era nulla che io amassi di più e nessun posto in cui mi sentissi più a mio agio, con i sedili in pelle, l'aria condizionata e qualche piccolo oggetto sparso qua e là.
Ovviamente, quando fummo da soli, Matt ricominciò con le domande.*

Matt *Non voleva ancora parlarne, si capiva. Così presi il borsone con la roba dell'allenamento dentro e uscii di corsa sotto la pioggia che cadeva forte. *Che due scatole la pioggia* pensai. Mi avvicinai all'auto di Tyler, aspettandolo. Lui arrivò con estrema calma, ancora assorto nei suoi pensieri. *Amico* gli dissi un po' scocciato. *Sta diluviando, hai intenzione di darti una mossa??*. Lui alzò lo sguardo e annuì piano. Poi aprì la macchina e io vi entrai di corsa. *Finalmente!* esclamai. Lui si sistemò al posto di guida e accese il motore. Io restai in silenzio. Attesi, sperando che decidesse lui quando parlarmi di cosa gli stesse succedendo. Ma così non fu. Dopo un lungo sospiro, mi voltai verso di lui e gli chiesi di nuovo *Tyler cosa ti succede?? Sai che con me puoi parlare*

Tyler *Misi in moto e uscii rapido dal parcheggio della scuola. Era tardi, perciò quando andammo via rimasero soltanto un paio di auto, probabilmente di qualche professore e di qualche compagno di squadra. Appena fuori dal parcheggio girai a sinistra, dritto verso casa di Matt, poi iniziai a pensare a cosa dirgli, ora che era inevitabile.
Qualche secondo di silenzio, poi mi decisi a parlare.*

E' per Caroline. Sono un po' confuso per la conversazione che abbiamo avuto.

*Scrollai le spalle, ma sapevo che non gli bastava, dovevo continuare.*

So bene di poter parlare con te, amico, non è questo il problema. E' che non voglio fare la figura dello sciocco, sai quanto io odi tutto ciò che non è realistico e che non credo a niente di ciò che non posso vedere.. ma stavolta è diverso. Abbiamo parlato di.. vampiri.

*Mi morsi un labbro, voltandomi immediatamente verso la strada e attendendo che iniziasse a ridermi in faccia.*

Matt *vampiri?* pensai.
Ok. Questa era l'ultima motivazione che mi potevo aspettare da parte di Tyler. Ma che diamine. Rimasi in silenzio.
Piano, nella mia testa, tante cose stavano vorticando velocemente, sempre più veloci. Sembrava un'autostrada.
Anche Tyler rimase in silenzio, fissando la strada davanti a noi. La pioggia continuava a scendere, picchettando sul tetto della macchina.
Almeno non c'era silenzio totale...
Non sapevo cosa dire. Davvero. Mi guardavo le mani, e iniziai a giocherellarci. Brutto segno. Ero davvero...
*Cosa ti ha detto riguardo ai...vampiri?* gli chiesi piano.
L'unico pensiero che correva più veloce nella mia testa era Vicki. La mia sorella dispersa. E mi ricordai di quella sera, quando in ospedale disse una parola che mi rimase dentro, senza rendermene conto. Radicò sul mio cuore e lo appestò quando Vicki scomparve.
*Vampiro*
Vampiri. Creature folkoristiche inventate da credenze popolari. Come si poteva parlare di certe cose nella vita reale?
*Amico, cosa ti ha detto dei vampiri?* gli chiesi di nuovo, alzando un po' la voce.
Ero nervoso. Dubbi, ansie, pensieri folli. Ero colmo di tutto questo.
Vidi Tyler sospirare e stringere il volante. Poi iniziò a parlare.

Tyler *Calò il silenzio. Un lungo ed imbarazzante silenzio.
Sapevo di aver fatto uno sbaglio, potevo fidarmi di Matt, ma potevo davvero mettere alla prova la sua lealtà come amico raccontandogli queste stupidaggini? Erano solo questo, in realtà, stupidaggini. Supposizioni infondate che sprofondavano nell'assurdo.
Interruppe il silenzio, chiedendo qualcosa in più. Iniziai a pensare a come potevo venirne fuori. Sarebbe bastato scoppiare a ridere per tranquillizzarlo? No, non era certo così stupido da non capire che mentivo.
Ci pensai ancora un po' prima di parlare. Gli sentii ripetere la domanda, l'argomento sembrava premergli molto, sul volto aveva un'espressione accigliata.*

E' una cosa assurda, Matt. Sono solo mie supposizioni, i suoi comportamenti, il suo mutamento recente, la sua aria misteriosa.. ho provato a parlarle, ma si irrigidisce sempre quando tiro fuori l'argomento, come se avesse paura.

Matt *Rimasi in silenzio. Erano anni che cercavo di scoprire cose fosse successo a mia sorella...e sapevo che i vampiri centravano qualcosa, poichè fu l'ultima cosa che mi disse. "Vampiro". La notte mi capitava di sognare la sua voce mentre terrorizzata sussurrava quella parola.
Ripensai velocemente al fatto che Caroline non voleva parlare di questo argomento con Tyler... Ma cosa centrava lei? Si, era strana in questo periodo, ma mai avrei pensato che centrassero i vampiri..
*E' tutto quello che ti ha detto? Tyler, è davvero tutto?* forse sembravo un po' troppo ansioso..però mi ero innervosito.
*Lo sai che l'ultima parola sensata che mi disse Vicki fu proprio "vampiro"? Se tu sapessi altro...me lo diresti?* aspettai cercando di tranquillizzarmi la risposta del mio amico, che si era irrigidito al volante.
La strada era poco illuminata e si iniziarono a intravedere le villette che anticipavano casa mia...

Tyler *Cos'aveva a che fare Vicki con i vampiri? Nella mia testa mille pensieri diversi si affollavano, confodendomi. E se fossero stati proprio loro la causa della sua prematura e ingiusta morte? Sembrava impossibile eppure..
Come potevo essere all'oscuro di tutto questo? Quante di queste storie erano vere?
Vicki, i vampiri, i sensi di colpa, Caroline.
Non riuscivo a pensare ad altro, la mia mente era confusa, annebbiata a tal punto che persi la cognizione di spazio e tempo per un po'.
Pensavo solo a cosa dire, a cosa fare, alle bugie e non sentii Matt che mi gridava accanto. Avrei dovuto frenare, avrei dovuto fermarmi per lasciar passare Elena e Caroline. Tutto accadde in un attimo, tutto fu veloce. Vidi Caroline muoversi veloce come un fantasma, frenai il più in fretta possibile, ma probabilmente era troppo tardi.*

Elena *Nonostante mi trovassi lì nel bosco a parlare con Caroline ormai da diverse ore, non riuscivo ancora a realizzare, a capire come fosse possibile quanto mi avesse riferito. Sapevo per certo che l'ultima cosa che potessi pensare era di aver paura di Caroline che era la mia migliore amica praticamente da sempre, ma purtroppo in quel momento la paura era tutto ciò che mi ostacolava. Insomma, non capitava tutti i giorni di trovarsi in un bosco solamente in compagnia di un'amica divenuta vampiro da così poco tempo, come idea era già abbastanza inquietante. In ogni caso non era tanto l'idea di essere uccisa dalla mia amica a terrorizzarmi, non era quello il mio primo pensiero, anche perché in un certo senso ormai ero abituata ad essere circondata da esseri della sua stessa natura. Ciò che temevo di più era che Caroline non riuscisse più a seguire i consigli che le aveva dato Stefan, temevo che cominciasse a rifiutarli e che prima o poi arrivasse al punto di essere come Damon, mi feriva pensarla in quel modo visto e considerato quanto fosse buono Damon nel profondo. In quel momento, nonostante Caroline mi dicesse che non mi avrebbe fatto nulla di male, non riuscivo a calmarmi, non avevo idea neppure io di che cosa mi stesse accadendo, ma continuavo ad agitarmi dinanzi a lei, seppur fossi consapevole che non mi avrebbe sfiorata con un dito. Forse ero semplicemente stanca di tutto. Fino a qualche giorno prima ero certa che tutto potesse filare liscio con Caroline, visto che c'era Stefan ad aiutarla. Mi fidavo così tanto di lui, ero sicura che potesse indirizzare la mia amica verso la sua "dieta" a base di sangue animale. Sapevo anche quanto Caroline lo volesse, visto che non aveva la minima intenzione di uccidere persone innocenti. Ma Stefan non c'era, era da qualche parte, chissà dove, con Klaus. Non c'era nulla di sicuro, nulla di buono in tutta quella situazione. Vivevo ogni giorno con il pensiero che forse la persona che amavo non era neppure più in vita. Avrei dato la mia vita pur di avere sue notizie. Ogni mia minima speranza era ormai perduta. In preda al panico, scossi ripetutamente la testa alle parole di Caroline, mentre numerose lacrime cominciarono a rigarmi il viso ininterrottamente. Improvvisamente cominciai a correre, stavo fuggendo dalla mia migliore amica, non avrei mai immaginato di poter fare una cosa simile un giorno. Senza rendermene neppure conto, mi stavo dirigendo verso l'uscita della foresta; non mi voltai neppure una volta, quindi non avevo idea di dove fosse Caroline, magari era alle mie spalle e non me ne ero accorta. Mi ero lasciata semplicemente tutto alle spalle. Dopo qualche minuto raggiunsi la strada e...fu questione di un secondo. Era buio, fui accecata dalla luce di un faro, fui incapace di muovermi. Non ebbi neppure il tempo di urlare che percepii una forte spinta alle spalle, così caddi per terra sul ciglio della strada con la convinzione di essere stata investita per quanto ero frastornata e confusa, quando invece era stata Caroline a spingermi per salvarmi.*

Caroline Decretò la propria sentenza rivolgendomi uno sguardo ancor più terrorizzato di quanto già non fosse, poi la vidi scomparire fra gli alberi in preda a quel che avrei definito "istinto di autoconservazione".
Era l'unica spiegazione che riuscivo a darmi.
La mia migliore amica si era dissolta nel vento in un silenzioso urlo d'aiuto, ignorando il mio, e non riuscivo, non potevo, credere che in un contesto del genere, per qual si voglia ragione, mi avesse appena abbandonata a quel modo.
Per metabolizzare il tutto mi ci vollero una manciata di secondi, nei quali tutto ciò che mi circondava mi parve essersi frenato, immobilizzato.
I miei sensi smisero di interessarsi all'ambiente divenuto anonimo, quasi privo di vita, come la sottoscritta.
Si concentrarono perciò su un singolo organo, l'unico ancora in grado di adempiere al proprio compito: il cuore di Elena. Pulsava sempre più velocemente, simile a quello degli animali che Stefan soleva farmi cacciare, se non più piacevole.
Più ritmico, giacché il fluido che lo attraversava doveva certamente essere più corposo e succulento. Sì, fu la mia ormai naturale indole predatoria a suggerirmi di inseguire quella dolce melodia, come un topo nel bel mezzo di un concerto del proprio pifferaio.

Quella che fino a tal momento avevamo considerato una "maledizione", si rivelò "salvezza". I miei arti si mossero automaticamente, ed il tutto avvenne ancor prima che io stessa me ne accorgessi.
Provai proprio ciò che fino a poco prima avevo tentato di dire alla ragazza in ogni modo possibile: non fui guidata solo da quel bestiale impulso, bensì da quella fiammella d'umanità situata sotto l'involucro oscuro che si era fuso ai miei tessuti. Non si era spenta, e mai l'avrebbe fatto.
Mi fiondai sulla figura di Elena, facendo in modo che rotolasse via dalla carreggiata, e posi le braccia a mò di scudo, respingendo la macchina che avanzava di fronte a noi.
Mi accasciai a terra e chiusi gli occhi, ma avevo udito chiaramente la violenza dell'impatto.
Quando li riaprii, gli sportelli dell'auto si richiusero ed apparvero due figure che presero a gesticolare e parlare freneticamente, confuse. Subito cercai con lo sguardo Elena, e fortunatamente notai stesse bene. Allora sospirai, e riconobbi i volti dei due ragazzi che quasi l'avevano investita. «Matt?!»
Si era già prontamente sporto verso Elena, e la stava aiutando a rialzarsi. Nel mentre, mi rivolsi a Tyler. Lui... mi stava osservando.

Matt *Fu questione di secondi. Stavo ancora aspettando la risposta di Tyler, quando la vidi. Qualcuno apparve davanti alla macchina. Restò in piedi, immobile. Poi un'ombra, dei capelli biondi, l'impatto. *TYLER!* urlai pietrificato, sentendomi scaraventare in avanti per la brusca frenata. La cintura di sicurezza mi tolse il fiato, e per un attimo vidi tutto nero e dei puntini bianchi riempirmi la vista. Respirai profondamente, e misi a fuoco la situazione.
Davanti a me dal muso della macchina usciva del fumo, vedevo la profonda ammaccatura. Mi voltai terrorizzato verso Tyler, che era rimasto immobile al volante. *Tyler? Tyler! Stai bene? Tyler rispondimi!* era sotto shock.
"Abbiamo investito delle persone" il pensiero mi invase la testa. Scesi dall'auto e vidi scendere anche Tyler. Mi avvicinai al punto in cui si sarebbe dovuto trovare il corpo della persona investita. A quella velocità, già pensavo di trovarne il cadavere...poi la riconobbi.
*Caroline!?* esclamai sconvolto. Si, era proprio lei. Non potevo crederci. La mia amica era in ginocchio, che si reggeva la testa. Guardai senza parole Tyler, e fu in quel momento che vidi Elena, riversa sull'asfalto. *Elena, ELENA!!* gridai spaventato. Corsi vicino a lei e cercai di sistemarla meglio sulle mie gambe. Le presi un polso, sentendole il battito. C'era. Sospirai rassicurato. *Elena, apri gli occhi! Sono Matt, mi riconosci?*
 
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RpTvd Admin
CAT_IMG Posted on 17/6/2013, 14:22




Tyler *Scesi dall'auto con un movimento brusco, portandomi la mano sulla fronte ed osservando la scena terrorizzato, confuso ed incredulo. Era la prima volta che venivo coinvolto in un incidente, alla guida mi ero sempre sentito sicuro, infallibile. Era una cosa che sapevo fare bene ed escludendo qualche episodio in cui avevo alzato un po' troppo il gomito, non avevo nemmeno mai preso una multa. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato a me, quindi nessuno ci faceva mai caso, ma per me la guida era un modo per rilassarmi e sentirmi sicuro. Ora, però, avevo non solo causato un brutto incidente, ma in quello erano coinvolte due mie amiche. Se fosse successo loro qualcosa non me lo sarei mai perdonato, ma non era questo il problema. Non era questo ciò che mi teneva fermo, incapace di muovere il corpo e lo sguardo, fisso su un unico volto. Era quello che avevo visto, un'ultima, decisiva prova per tutte le mie teorie. Tutto ciò che avevo ipotizzato finora e che mi aveva fatto sentire un vero stupido trovava conferma in questo episodio.
I miei occhi squadravano il volto di Caroline, cercando nelle sue espressioni una conferma, un incentivo che mi convincesse a sbloccarmi e parlarle.
La voce di Matt mi riportò alla realtà. Lo sentii urlare contro Elena, gli chiedeva di svegliarsi, di parlare, poi sospirò sollevato, quando si rese conto che stava bene. Anche fin troppo bene. Se n'era reso conto? Aveva notato quanto fosse strano tutto ciò?
Mi avvicinai a Caroline, con uno sguardo serio. La confusione dominava la mia mente, insieme alla rabbia e alla frustrazione.*
Dobbiamo parlare.
*Dissi, guardandola negli occhi e stringendole il polso tra le mani.*

Elena *Fu questione di un attimo e mi ritrovai sul ciglio della strada. Impiegai qualche secondo prima di capire che a salvarmi spingendomi via era stata proprio Caroline, la persona dalla quale, per un motivo o per un altro, stavo fuggendo. Avevo gli occhi chiusi, avevo preso una forte botta alla spalla nella caduta brusca. Ad un tratto mi sentii chiamare. Era una voce maschile, nonché molto familiare. Dopo qualche istante realizzai che si trattava di Matt. Era lì in ginocchio al mio fianco che mi smuoveva per farmi reagire. La sua voce mi sembrava così lontana talmente ero frastornata. Dopo poco aprii gli occhi con cautela e rimasi immobile, preferii non muovermi, o almeno non ebbi neppure la forza di farlo. Tutto ciò che riuscii a fare fu voltare la testa verso l'auto che qualche minuto prima stava per colpirmi. I fari erano accesi, la luce mi diede un forte fastidio agli occhi, così mi venne spontaneo richiuderli. Respiravo con fatica e poi voltai la testa dall'altra parte e riaprendo gli occhi vidi Matt. Tossii più volte in modo brusco.*
Matt... *Pronunciai il suo nome con voce mozzata e balbettando appena. Rimasi ancora per qualche secondo sdraiata e cercai di riflettere. Tutti i ricordi stavano riaffiorando. Ero nel bosco mentre fuggivo da Caroline. Sapevo che non dovevo aver paura di lei, in effetti mi resi conto in quell'istante che ciò da cui stavo fuggendo non era la mia amica, ma la mia stessa vita. Non sapevo neppure io cosa mi balenasse per la mente, ma ero esausta. Non avrei mai voluto che la mia vita, e quella dei miei amici, quella di Jeremy, divenisse così difficile. Nessuno di noi meritava tutta quella sofferenza. Caroline non meritava di essere un vampiro, non meritava il fatto di non riuscire a resistere al sangue umano, Jeremy non meritava la morte dei nostri genitori e ciò che il soprannaturale aveva cambiato nelle nostre vite. Al tempo stesso però non riuscivo ad immaginare la mia vita senza Stefan, tutto era iniziato quando ci eravamo conosciuti. Non ero in grado di sopportare la sua assenza in quel momento. Desideravo tornasse a Mystic Falls, speravo con tutta me stessa che fosse ancora vivo. Non sapevo cosa pensare. Piano portai le mani sulla mia testa e poi alzai il busto rimanendo seduta sull'asfalto. Trovai conforto tra le braccia di Matt che mi osservava con ansia.*
Sto bene! *Riuscii a pronunciare quelle parole con un filo di voce e poi trovando la forza mi alzai sempre tenendomi a lui. Poi mi voltai verso Caroline, c'era Tyler con lei. Senza avvicinarmi, quando incrociai lo sguardo della mia amica annuii leggermente come se volessi ringraziarla e volessi scusarmi per essere fuggita in quel modo.*

Caroline La mia mente fu d'improvviso invasa da uno tsunami di pensieri, che mi travolsero ancor più di quanto aveva fatto l'auto con la quale mi ero appena scontrata.
Tyler si era precipitato su di me, e nel momento esatto in cui aveva pronunciato quelle fatidiche parole, accompagnate da uno sguardo terribilmente consapevole, aveva afferrato il mio polso. Il contatto con la sua pelle sembrò essere contrastante, una vampata di calore che si scontrava violentemente con il ghiaccio della mia epidermide, priva di vita o per meglio dire involucro di linfa rubata. I battiti che rimbombavano al suo interno non erano più miei, non da quando avevo detto addio alla Caroline che avevo sempre conosciuto. La stessa Elena, fino a poco prima, me ne aveva dato conferma.
Il fare automatico del ragazzo mi inquietò, più di quella assurda situazione in sè. Mi si formò un nodo in gola, eppure riuscii a soffiare la frase che conseguì.
«Sto bene, Tyler.» e violentemente ritrassi il braccio, portandolo al petto e tenendomi poi il polso stesso con l'altra mano.
Sul mio volto si era dipinta un'espressione marcatamente accigliata, quasi imbronciata, diffidente.
Mi alzai di scatto, distogliendo gli occhi dai suoi.
«Non dirò niente a mia madre, non preoccuparti. Elena?» non appena la vidi, lei mi fece un cenno. Nel suo sguardo lessi finalmente serenità, seppure il contesto non fosse dei migliori. Quella serenità che mi era sembrato quasi d'aver dimenticato. Inarcai l'angolo delle labbra in un lieve sorriso sghembo, che subito fu spazzato via dal richiamo all'attenzione che mi rivolse Tyler. Non avevo intenzione di incontrare nuovamente le sue iridi color petrolio, e feci di tutto per evitare che accadesse.

Matt *Grazie al cielo!* escalmai un po' rassicurato. Aveva aperto gli occhi. Tipico da parte di Elena, disse di stare bene. Risi nervoso *Certo Elena, stai veramente una favola* pensai ancora con l'ansia addosso.
La feci cautamente alzare, senza badare a cosa mi stesse accadendo attorno. Con la coda dell'occhio vidi Tyler vicino a Caroline, la quale stava ancora seduta sull'asfalto. Ritornai con l'attenzione a Elena, la quale cercava di camminare da sè, senza bisogno del mio appoggio. *Eh no* le dissi, prendendola per i fianchi. Misi un braccio attorno alla sua vita sottile, obbligandola a mettere un suo braccio attorno alle mie spalle. Incastrati così la condussi alla macchina di Tyler, facendola sedere al sedile del passeggero. *Stai ferma qui, vado a parlare con Tyler* la avvertii. Mi girai, feci un lungo sospiro per tranquillizzarmi, e mi diressi verso Tyler che continuava a stare vicino a Caroline. *Tyler! Tyler!* si voltò distratto *Elena sta bene, però è molto scossa*. Poi mi voltai verso Caroline. *Stai bene Care?* le chiesi preoccupato. Non avevo capito bene cosa fosse successo, non capivo da dove fosse sbucata fuori Caroline. Era tutto così irreale.
Rassicurato che anche Caroline stesse bene, mi voltai di nuovo verso Tyler e gli chiesi cosa potessimo fare.

Tyler *Distolsi lo sguardo dal viso di Caroline e mi concentrai su Matt. Ero confuso e disorientato, come se quello investito da un auto fossi stato io. Era come se all'istante tutte le mie convinzioni fossero state spazzate via e non m'importasse più di niente. Non facevo caso ad Elena a terra, a Matt che continuava a chiamarmi, spaventato e confuso, non prestavo abbastanza attenzione nemmeno a Caroline, nonostante avessi bisogno di chiederle tante cose.
Tirai un profondo respiro e mi voltai verso Matt, concentrandomi per qualche minuto solo su Elena. Era a terra, ma si stava a poco a poco riprendendo, il suo sguardo sembrava abbastanza vigile e riusciva a stare seduta senza difficoltà.*

Cosa facciamo, dici? La portiamo a casa, ovvio.

*Scrollai le spalle e mi avvicinai ad Elena.*

Vieni, dammi una mano.

*Incitai Matt, mentre poggiavo una mano sul fianco di Elena ed una sulla sua spalla.*
Ce la fai a stare in piedi?
*Chiesi apprensivo mentre la aiutavamo a spostarsi verso il sedile posteriore della mia auto e la facevamo stendere. Portarla all'ospedale sarebbe stato inutile, non sembrava avere nulla di rotto.*

Non volete andare all'ospedale, vero? Dovremmo spiegare.

*Mentre pronunciavo l'ultima frase ammiccai verso Caroline, guardandola piuttosto male.*

Elena *Quando mi alzai mi sentii quasi barcollare per via di un forte giramento di testa, così fu inevitabile per me tenermi a Matt non appena si avvicinò per soccorrermi. Nonostante fossi riuscita ad evitare lo scontro diretto con l'auto di Tyler, lo spintone di Caroline sul ciglio della strada mi aveva completamente frastornata.
Dopo aver guardato Caroline mi limitai ad ascoltare le parole dei ragazzi senza riuscire a controbattere nel momento in cui capii che mi avrebbero portata a casa. In effetti era ciò che mi avrebbe fatta tranquillizzare. Forse un po' di riposo mi avrebbe fatto bene, ma come potevo riposare tranquilla e riprendermi quando i miei pensieri erano altrove? Il mio pensiero frequente era Stefan e non riuscivo, non potevo stare tranquilla.
Quando anche Tyler si avvicinò per aiutare Matt mi tenni alla sua vita e e alla sua domanda annuii per poi rispondere con voce piuttosto bassa.*
Sì, ce la faccio, ragazzi! Grazie..
*Dopo poco mi ritrovai seduta sul sedile posteriore dell'automobile. Dal finestrino incontrai lo sguardo di Caroline, così alzai leggermente una mano per farle un cenno di saluto. Avrei voluto rivederla molto presto per parlare dei suoi problemi in modo più tranquillo. Non volevo farle credere che avessi paura di lei. Non la temevo affatto.
Quando sentii Tyler parlare di ospedale mi voltai subito verso di loro scuotendo la testa.*
No no, niente ospedale, non ce n'è bisogno. Ho solo bisogno di un po' di riposo! State tranquilli.
*Pronunciando quelle parole mi mostrai il più convincente possibile e poi mi rivolsi a Matt.*
Portami a casa, ti prego!



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